anarchia, pensiero anarchico, libertà

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giovedì 29 aprile 2010

L'anarchia NON è violenza

Scrivo questo post, subito dopo aver inserito un video sui fatti di Genova di qualche anno fa che tutti ricorderanno bene. In quell'occasione qualcuno disse che durante il G8 ligure vi fu la più grande sospensione dei diritti umani in un Paese occidentale.
L'estate di quel sanguinoso G8 avevo 18 anni, bei tempi... ero un idealista e volevo andare con la mia ragazza dell'epoca alla manifestazione. Mi pareva giusto partecipare ad un evento del genere, per protestare contro un qualcosa che mi pareva illegittimo.
Tutti i soldi e le risorse del mondo nelle mani di poche persone e tutti gli altri a bocca asciutta? Inaccettabile. Avevo solo 18 anni, ma già capivo che il mondo così organizzato non aveva senso e non poteva reggersi. Ero solo un ragazzo però e non capivo perchè tutti non fossero indignati da un comportamento così sfacciatamente ingiusto da parte dei capi del mondo che volevano tutto per sè e per i loro amici, togliendolo a chiunque altro (compreso me).
Alla fine non andai e ne fui sollevato, vedendo l'accaduto. Negli anni conobbi diverse persone che mi raccontarono delle violenze efferate compiute ai loro danni dagli agenti inviati dallo Stato italiano. I documenti ci sono, a voi farvi un'opinione.

Quello che ricordo bene di quell'estate e che tutti i giornali non facevano che parlare di black block e di anarchici. Questi gruppi, secondo la maggioranza dei giornalisti, erano organizzati con il fine di compiere violenze nei confronti delle forze dell'ordine.

Il concetto "anarchici organizzati per fare violenza" è però una contraddizione.
Prima cosa: l'anarchico condanna lo Stato, condanna l'esercito e condanna la violenza.
La violenza è il mezzo più utilizzato dalla società e dal singolo individuo per opprimere il prossimo. Se seguiamo il principio anarchico dell'uguaglianza di ogni individuo, nessuna oppressione è tollerata, tanto meno perpetrata con i mezzi della violenza.

Nella storia ci furono anarchici che commisero atti violenti ? Sì, alcuni. Furono per lo più atti isolati compiuti da un singolo che, tramite armi o bombe di vario tipo, cercava di eliminare gerarchi in vista. A volte ci riuscirono pure.
Come detto però, queste azioni furono condotte da un singolo e senza dubbio rappresentano un'eccezzione nella condotta anarchica. Tutti questi attentati poi, hanno subito durissime critiche dagli stessi ambienti anarchici.
L'anarchia però non ha mai avuto un esercito, un gruppo armato o qualcosa di simile.
E' ovvio che sia contro ad i suoi principi. Un giorno però, ecco che nasce per incanto questa organizzazione paramilitare che subito viene definita "anarchica" dai media. Un esercito anarchico ?! Grosso modo come dire un cerchio quadrato, i due concetti sono in antitesi, non c'è che dire. Inoltre questo esercito si palesava solo agli eventi G8, limitandosi a vandalismo di strada e guerriglia urbana...molto strano.
Nonostante queste evidenti inesattezze e molti punti oscuri, gran parte dell'opinione pubblica non ci mise molto a prendere per buone queste "verità".
Gli anarchici avevano composto un esercito per spaccare vetrine ed incendiare cassonetti.
Ovviamente questa descrizione fatta dai media non aveva alcun senso, ma andava bene perchè poteva scaricare la colpa dei disordini sugli anarchici, bersaglio molto facile.
Per la maggior parte della gente l'anarchico è colui che occupa un centro sociale, è contro la società e per questo è un pericoloso e violento delinquente.
In quel caso le violenze furono create ad arte da gruppi infiltrati tra i manifestanti,per distogliere l'attenzione dalle decisioni prese durante il G8 e come scusa per dare una lezione a chi vuole ribellarsi ad un sistema controllato da pochi e inaccessibile a molti.

L'anarchia non ha mai avuto un esercito e non ha mai combattuto una guerra armata.
Esercito e guerra sono fuori dalla concezione anarchica, perchè conseguenze dirette dello Stato.

giovedì 22 aprile 2010

mercoledì 14 aprile 2010

Il concetto di responsabilità

Anarchia quindi è ordine senza potere, senza stato e senza alcuna gerarchia o autorità.

Come è possibile ottenere ordine senza tutte queste sovrastrutture ?
Partiamo dal comprendere come agiscono il potere, la gerarchia e l'autorità.
In qualsiasi associazione o organizzazione gerarchica, i detentori del potere impongono delle regole da seguire ai loro sottoposti. L'individuo deve attenersi a tali regole se non vuole incorrere in sanzioni. Queste regole sono spesso decise da chi comanda, senza chiedere il parere ai sottoposti e senza pretendere che siano condivise da chi poi le deve, in sostanza, seguire.
Si richiede quindi obbedienza, non spirito critico. Ai gerarchi in generale non interessa sapere in che grado queste regole sono considerate positive, efficaci o intelligenti dai sottomessi.
Il mio discorso è di senso generale, è ovvio che esistano molteplici eccezioni.

Per fare un esempio facile facile, lo stato italiano quando vara un disegno di legge, non chiede ai cittadini se sono d'accordo o meno (tranne che nei casi di referendum). La democrazia infatti impone il concetto di "delegare". Quando il cittadino si reca alle urne, sceglie quale tra i candidati presenti lo rappresenterà in parlamento. A quel punto il suo compito è finito. Tale rappresentante eletto sarà la sua estensione politica. Può succedere che un cittadino sia in disaccordo con alcune iniziative del partito o del candidato che ha votato, ma non può interferire nel suo operato. L'unica possibilità per esprimere politicamente il suo dissenso è quello di non votare più per quel partito, o astenersi del tutto dal voto.

In buona sostanza l'individuo viene deresponsabilizzato dalla vita politica. Gli si chiede solo di scegliere un suo rappresentante e poi eclissarsi. Sarà poi l'uomo che ha scelto ad agire politicamente per lui.
Ovviamente in un regime democratico degno di tale nome è possibile manifestare il proprio dissenso ad azioni politiche(nei limiti delle leggi dello stato). Ciò però non significa che l'individuo abbia il diritto di agire per modificare le decisioni del parlamento o di altri organi di governo locale in modo diretto.
Ho preso il caso della democrazia perchè è la forma più vicina a noi e quindi più comprensibile. In democrazia l'individuo ha una certa responsabilità politica, in altre forme di governo questa responsabilità è molto minore. Pensiamo ad una dittatura ad esempio, dove al cittadino non viene assolutamente richiesto di partecipare in modo attivo alla politica del Paese.

Una società anarchica invece tende ad aumentare il più possibile la responsabilità politica del singolo. Qui l'individuo è chiamato a fare sempre politica attiva, ossia a partecipare all'organizzazione della società. Non vi è l'obbligo di "delegare", anzi in una società anarchica a tutti gli appartenenti viene chiesto di esprimere il proprio giudizio sulle proposte di altri e di farne di proprie.
La responsabilità politica del cittadino è quindi massima e questo si traduce anche in un aumento della responsabilità civile.

Un altro piccolo esempio:
poniamo che in un piccolo villaggio si instauri una società anarchica. Questo villaggio è composto da 100 persone adulte. Ogni assemblea indetta per decidere il da farsi su di una questione richiede la partecipazione di tutti e 100 i suoi cittadini. Lo spirito anarchico è nemico della votazione a maggioranza, perchè sarebbe considerato come un soppruso nei confronti della minoranza. La questione quindi viene discussa, chi vuole esprime il suo giudizio e si cerca di trovare un compromesso che vada bene a tutti quanti.
La decisione presa, è stata quindi sottoscritta da tutti, magari alcuni non saranno pienamente soddisfatti, ma hanno comunque accettato.
Ecco il punto chiave: la condivisione. La decisione che è stata presa è condivisa.
L'individuo sarà quindi portato a seguire le direttive decise nell'assemblea collettiva perchè è persuaso che sia la cosa migliore, condivide la decisione.
La sua responsabilità civile è massima perchè ora seguirà la direttiva NON perchè è stata imposta da qualcuno ed ha paura delle conseguenze di un eventuale trasgressione; la seguirà perchè ne condivide i principi e ne comprende gli scopi.


Non è una cosa da poco...

torneremo spesso sul concetto di responsabilità individuale e collettiva perchè è il principio su cui si fonda una società anarchica.

venerdì 9 aprile 2010

Che cosa NON è l'anarchia

Anarchia è un termine che comincia con una negazione: "an".
Per comprenderne a fondo il senso bisogna allora capire che cos'è ciò che viene negato dall'anarchia. Che cosa NON è anarchia dunque?
L'anarchia non è "autorità", quindi non è "gerarchia", quindi non è "stato".
L'anarchia è uguaglianza di tutti gli esseri viventi, quindi non è "capitalismo", non è "razzismo", non è "sessismo", non è "xenofobia".

Questo piccolo passo è fondamentale per comprendere quali concetti non possano fare parte del pensiero anarchico.
Per incominciare a pensare da anarchico è necessario considerare lo "stato" e qualsiasi forma di autorità o gerarchia come aliene ed opprimenti. Qualsiasi società, gruppo o singolo che voglia ordinarsi in maniera anarchica, considera illegittimma l'autorità di forme gerarchiche imposte come "superiori".
Da ciò consegue che, non riconoscendo la struttura sociale dominante, l'anarchico non si cura di ubbidire alle regole morali o legislative imposte da tali strutture, a lui aliene.

Inoltre, partendo dall'assunto che nessun essere vivente può essere superiore o inferiore ad un altro, l'anarchico rigetta qualsiasi concetto di razzismo o sessismo.

Il capitalismo è contrario allo spirito anarchico perchè impone comunque la soggezzione della forza lavoro nei confronti del capitale. Il capitale (nella figura della direzione aziendale) crea una gerarchia all'interno dell'ambiente di lavoro. Questa gerarchia istituisce un "superiore", il quale può imporre al sua autorità ad un inferiore. Ma come abbiamo visto l'anarchico non accetta gerarchia ed autorità.
Il discorso sul capitalismo, dal punto di vista anarchico, e molto più lungo ed articolato di come descritto poc'anzi; sarà oggetto di un post apposito.

Da queste prime considerazioni, si può già dedurre come l'anarchico ragioni in modo radicalmente opposto rispetto al pensiero comune.

mercoledì 7 aprile 2010

Canto Anarchico

venerdì 2 aprile 2010

Storia dell'anarchia o del pensiero anarchico ?

La storia dell'anarchia e quella del pensiero anarchico sono due cose differenti.

E' nata prima l'anarchia o il pensiero anarchico?

La risposta è facile facile: è nata molto prima l'anarchia, che praticamente ha accompaganto l'uomo dalla sua discesa dalle piante.

Esempi di società anarchiche in tempi preistorici ve ne sono molti. E' anche evidente che tale organizzazione non venisse nè definita, nè pensata come anarchia.

Chi si prese la briga di dare una definizione politica e sociale come la possiamo intendere oggi di anarchia, arrivò diversi millenni dopo, all'inizio dell'ottocento.

La parola “anarchia” però è di origine greca, quindi vi era già consapevolezza della sua esistenza diversi secoli prima dell'arrivo dei vari Godwin, Bakunin e compagnia.

Insomma, per fare un paragone banale, un albero di mele esisteva anche prima che qualcuno decidesse di chiamarlo cosi', di studiarlo e di coltivarlo.

I greci, padri della nostra cultura occidentale, grandi filosofi, scienzati e pensatori avevano grande passione nello studiare e sviscerare sia fenomeni naturali che discipline “umanistiche” come la politica.

Nell'antica Grecia vennero definite gran parte delle strutture politiche che sono arrivate sino a noi: democrazia, oligarchia, monarchia, tirannia ecc. Ed in effetti tutte le parole che le definoscono sono di origine greca. Torneremo a parlare degli antichi greci, popolo politicamente evolutissimo, che aveva studiato e compreso I fenomeni e le strutture di organizzazione sociale molto più a fondo di quanto gran parte della società cosi detta “civile” le definisca e le comprenda oggi.

Non è però oggetto di questo post e non vorrei divagare troppo, volevo solo analizzare l'etimologia della parola “anarchia” per gli antichi greci, I primi che ne diedero una definizione arrivata sino a noi.

In Greco la “an” è un prefisso negativo come il nostro “non”. La parola “archein” significa: principiare (nel senso di agire da principe, ossia comandante diremmo oggi), signoreggiare, governare. “archon” significa invece signore, governante (cfr. Arconte). Quindi “anarchia” è la negazione del governo, di un principe o di un comandante. In modo meno forbito, ma forse più efficace e comprensibile, la potremmo definire come assenza di un capo.


Organizzazioni o società senza un capo ne sono esistite molte, ben prima che I Greci gli appioppassero un nome. Quindi la storia anarchia è ben più lunga, ed a mio parere infinitamente più interessante, di quella del pensiero anarchico tramite I suoi pensatori.


Non è mia intenzione imbarcarmi in una stesura del pensiero anarchico mutuato dai vari Bakunin, Godwin ecc. L'anarchia non può essere una dottrina per sua stessa definizione. Una dottrina è un insegnamento comunque imposto da un singolo o da un gruppo ad un altro e questa già non è più anarchia.

L'anarchia più pura in senso stretto è prorpio quella inconsapevole, ossia una società organizzata in modo anarchico senza nemmeno sapere di esserlo.


Parlerò comunque di questi pensatori, cosi' che la curiosità di alcuni venga soddisfatta, ma presterò molta più attenzione alla descrizione di società anarchiche consapevoli o inconsapevoli realmente esistite.

Insomma più attenzione alla pratica, ma con un doveroso occhio di riguardo per la teoria.